La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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domenica 25 dicembre 2016

Santo Natale 2016



Come rugiada fresca
il Signore del Cielo e della terra
è sceso nel seno purissimo di Maria Vergine,
che oggi lo ha donato al mondo, bambino.
 
BUON NATALE A TUTTI!
 
 

giovedì 22 dicembre 2016

Sale insipido

Intervista a Mons. Nunzio Galantino, segretario della Conferenza Episcopale italiana, che a proposito dell'attacco terroristico al mercatino di  Natale nella città di Berlino, così insipidamente ha chiosato:
 
 
«È brutto, è brutto...»..... «Questi atti, con la loro disumanità, vogliono paralizzarci la vita. A questo mira chi compie questa violenza bestiale»......«Per questo dobbiamo continuare a vivere, è evidente».
«Dire che non bisogna farsi vincere dalla violenza e dalla paura può essere una frase stupida e vuota, se non è seguita dall’impegno di ciascuno a prendersi le proprie responsabilità. Ad essere tutti più uniti, più tolleranti. E guardarsi dalla violenza, anche nell’uso del linguaggio».
«...... la volgarità e l’aggressività del linguaggio alimentano un clima che incattivisce le persone e allontana gli sforzi di convivenza pacifica. Esiste anche un terrorismo del linguaggio, si uccide anche con la calunnia. Guardi nei media, in tv, la politica. Per non parlare dei social network: la parola di un imbecille vale come quella di un Nobel, come diceva Eco, e spesso la parola di un violento o di un guerrafondaio ha molto più sostegno».
 
«..... lo scontro di civiltà è ciò che si propongono i violenti. Se anche ci fosse questo, e io non lo credo, al fondo c’è soltanto egoismo e sopraffazione. Guadagna chi ha interessi di potere o denaro, chi commercia in armi. Alla fine, nelle guerre, va a morire la povera gente. I signori si arricchiscono».  «..... egoismi e interessi hanno la meglio. Il terrorista non rispetta la vita. E nemmeno chi usa violenza, anche verbale».
 
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corriere.it
 
 
 
L’intervista rilasciata l'altro giorno al Corriere della Sera da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, poco dopo i tragici fatti di Berlino, è già stata variamente commentata (negativamente), soprattutto per quell’ostinazione con cui ripete sempre lo stesso ritornello: la religione non c’entra, guerre e violenze sono provocate da soldi e potere e ovviamente dai commercianti di armi. Uno schema fisso, che pretende di scongiurare una guerra di religione o lo scontro di civiltà (tanto per usare altre due frasi fatte che vengono usate spesso a sproposito) e invece ritarda solo la possibilità di comprendere la natura di questa guerra dichiarata e già combattuta da una sola parte.
Più volte abbiamo spiegato quanto sia pericoloso continuare a non riconoscere la matrice religiosa islamica del terrorismo, o cercare di minimizzare asserendo che in fondo ci sono fondamentalisti in tutte le religioni, anche quella cattolica. Non torniamo dunque sullo stesso argomento, qui piuttosto interessa sottolineare un altro aspetto, ovvero la condanna della religione cattolica all’irrilevanza perseguita proprio dai suoi pastori. 
Posizioni come quella di monsignor Galantino – peraltro condivisa da tanti vescovi -  lungi dal diminuire la minaccia islamica (non saranno certo le sue affermazioni a ridurre l’afflato religioso dei terroristi) in realtà rendono irrilevante proprio il cattolicesimo. Alla fine infatti si insegna ai cattolici a non considerare rilevante la fede nel motivare le azioni degli uomini, che si muoverebbero invece solo per denaro. 
Tra tre giorni il mondo cristiano celebrerà la nascita di Gesù, Dio che si fa carne e si fa compagnia all’uomo: un fatto che ha cambiato il corso della storia, eppure di questo evento senza pari nelle parole di monsignor Galantino, che deve giudicare a caldo un fatto terribile come la strage di Berlino e l’assassinio politico in Turchia, non c’è neanche una eco lontana. (R. Cascioli)

martedì 20 dicembre 2016

Il Presepe in mostra al Quirinale

Dal 14 dicembre 2016 al 20 gennaio 2017, in occasione delle prossime festività natalizie, verrà esposto al pubblico nella Palazzina Gregoriana del Quirinale il presepe monumentale conservato nelle collezioni del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma.
Le figure esposte, che rappresentano gli usi e costumi delle diverse regioni d’Italia, sono opera di importanti maestri napoletani del XVIII e XIX secolo e ci mostrano personaggi caratteristici di classi sociali e realtà diverse, occidentali e orientali, cristiani e gentili.
 
Sono oltre 100 i “pastori” su una scena complessiva di 35 metri quadrati realizzata, in questa occasione, da uno dei maggiori maestri presepari oggi attivi, Nicola Maciariello, coadiuvato da Nicolò Giacalone. La scenografia contribuisce in maniera sostanziale a creare la veridicità della narrazione e a dare senso al complesso significato simbolico di strutture e personaggi, creando allo stesso tempo un insieme di grande suggestione.
 

Da non perdere, sempre al Quirinale, anche la mostra 'Presepi d'Italia'
palazzo.quirinalepresepi

 
 
 
 

venerdì 16 dicembre 2016

Natale: invito alla conversione

Come si fa a sentire la dolcezza infinita del Natale di Cristo se non si avverte tutto il bisogno di misericordia che abbiamo? La tenerezza della bontà di Dio, che scende sulla terra, è avvertita da chi sente il cocente bisogno di essere perdonato e riedificato. Per questo il Natale è un grande invito alla conversione.

Che senso avrebbe contemplare la bontà di Dio per noi, la sua tenerezza per noi nel Dio-Bambino che nasce a Betlemme, dimenticando che Lui è qui per liberarci dal peccato e dalla morte? E che senso avrebbe considerare la sua opera di salvezza per noi, non domandando perdono dei nostri peccati? Nostro Signore viene nel mondo per liberarci dal peccato e noi gli diremo che non abbiamo peccato? Viene nel mondo l'Eterno, per liberarci dall'abisso del male e noi gli diremo che il nostro peccato non è poi così grave? Questo equivarrebbe al rifiuto di Cristo stesso.
Questo mondo, che non chiede perdono perché ha perso il senso del peccato, non può capire il Natale cristiano e infatti ne fa un gran “pasticcio”. Ne siamo sempre più convinti, il mondo non si divide tanto in giusti e ingiusti, ma sopratutto si divide tra chi intona il “Miserere” e chi continua a non farlo.  È questa la grande separazione che passa nel mondo. E oggi passa terribilmente anche dentro la Chiesa.
Difronte ai fatti che accadono chi ancora domanda perdono per i propri peccati? E cosa deve ancora accadere perché si intoni il Miserere? Catastrofi naturali, gravi situazioni sociali non ci inducono al dolore dei peccati.
E il Natale nell'anno dei terremoti e delle leggi più immorali che la storia abbia mai conosciuto, passerà edulcorato nella solita falsificazione.
È questa la malattia del mondo, che non avendo il senso di Dio ha perso il senso del peccato; è questa la malattia che è entrata potentemente nella Chiesa grazie all'aggiornamento; e la chiesa aggiornata si appresta anch'essa a “pasticciare” per l'ennesima volta col Natale perché non ricorda più che Gesù viene a liberare l'uomo dal tremendo suo peccato.
È proprio sorto un “nuovo cristianesimo” che non sa cosa sia la compunzione e la penitenza.
Eppure tutta la Rivelazione parla invece di un invito urgente alla conversione. Nostro Signore non dice che questo, e la sua misericordia sta proprio nell'intimare la conversione e nell'ottenerci con la sua Incarnazione - Passione e Morte, la grazia necessaria perché il nostro cambiamento accada.
Per chi si scandalizza del nostro scrivere citiamo solo uno dei tanti passaggi del Vangelo dove l'appello al pentimento risuona:

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo»” (Lc 13, 2-4).
Non si tratta di fare gli “avvoltoi” sulle sofferenze degli altri; piove sui giusti e sugli ingiusti; i santi sono chiamati a portare croci come i peccatori. Si tratta però di rendersi conto che il mondo ed anche la natura sono sconvolti dal peccato degli uomini. Si tratta di sentire il dolore del proprio male mentre scorgi il male diffuso nel mondo: umanamente sembri non centrare nulla, ma soprannaturalmente centra eccome, perché il mio peccato contribuisce sempre al male del mondo intero.Eppure tutto accade senza che si intoni il Miserere! E quanto deve ancora accadere perché il cuore si risvegli dentro un salutare dolore? Quando i Pastori della Chiesa, Vescovi e sacerdoti, torneranno ad essere guide del popolo nella verità, intimando la pubblica penitenza a tutto il popolo? Quando per primi, dopo essere stati l'eco fedele del richiamo di Cristo alla conversione, per primi precederanno il popolo in questa pubblica penitenza?
Difronte agli avvenimenti dolorosi, che siano terremoti o violenze umane, la Chiesa deve ricordare l'appello alla conversione, deve intonare pubblicamente il suo Miserere, altrimenti tradisce il suo compito, e questo è terribile!

Nei secoli, in tutti i secoli, ma proprio tutti, il popolo cristiano ha fatto così: guidato dai suoi pastori si è affidato all'intercessione dei santi per chiedere a Dio misericordia... perché ha assaggiato già in questo mondo le conseguenze del suo peccato. Ma al popolo cristiano oggi mancano pastori così, che abbiano il coraggio di bandire la pubblica penitenza, e così i pastori finiscono per abbandonare il popolo al suo destino. Ma al popolo cristiano rischiano di mancare anche i santi, quelli veri, cui affidare la propria penitenza difronte a Dio: abbiamo cercato nuovi santi, quelli di un cristianesimo facile fatto di esperienza spirituale senza dolore dei peccati, senza compunzione. Abbiamo tolto dalla vita dei nuovi santi la penitenza, ingombrante retaggio di una cristianità che fu. I pastori ammodernati e i santi edulcorati non fanno penitenza e non fermano il male, e saranno presto rigettati come inutili: ma quanto deve ancora accadere perché ci si risvegli?
Fare un Natale senza rispettare lo spessore del mistero del male sarebbe banalizzare la venuta di Cristo in mezzo a noi.

Fare un Natale senza penitenza e domanda di conversione sarebbe misconoscere perché Cristo nasce a Betlemme.

Non c'è un Gloria senza Miserere, almeno nel cristianesimo.L'anno santo è terminato, ma se non ci ha invitati alla penitenza è stato vano: chiediamo alla misericordia di Dio che così non sia.
 

giovedì 15 dicembre 2016

Con gli occhi dell'amore


“L’amore è la preghiera più alta. Se la preghiera è regina delle virtù, allora l’amore cristiano è Dio, perché Dio è amore.
 
Guardate al mondo solo attraverso l’amore, e i vostri problemi scompariranno: vedrete dentro di voi il Regno di Dio, nell’uomo un’icona, nella bellezza terrena l’ombra del paradiso”.
 
(Padre Alipj, al secolo Ivan Voronov, namestnik del monastero delle Grotte di Pskov, morto il 12 marzo 1975)

lunedì 12 dicembre 2016

Un 'No' benefico


Cosa ci siamo persi con il No al Referendum:
 
1)Una pericolosa accentuazione del centralismo statalista
dovuto alla modifica del titolo V della Costituzione, che, abbinato alla legge elettorale (“Italicum”) avrebbe favorito una deriva antidemocratica.

Non è vero che sarebbe stato abolito il bicameralismo: sarebbe rimasto un Senato che vota su grandi e importanti questioni istituzionali, che produce un risibile risparmio economico (50 milioni su una spesa di 530 milioni), che può interferire su ogni legge votata dalla Camera dei Deputati e che può creare importanti conflitti di competenze con Camera e Regioni.
 
2)Le Prefetture di napoleonica memoria
per il fatto che sopprimendo le Province, il Prefetto sarebbe stata la vera autorità “locale”, non eletta dal popolo ed agli ordini del potere centrale. Mentre sarebbero rimaste le Regioni  a statuto speciale.

3)La continuazione del Governo Renzi con tutti i suoi danni

Grazie al NO al Referendum non c'è stata la temuta soppressione
 
1)del principio di sussidiarietà
che si sarebbe verificato a causa del grande indebolimento dei poteri decentrati, creando un grande vulnus all'intera società

e

2)delle 'Corporazioni'
in modo particolare si è scampata la soppressione degli ordini professionali, da sempre nel mirino del liberalismo di matrice illuminista, in quanto la loro struttura comunitaria, tesa a garantire professionalità e rispetto della morale connessa all’esercizio di uno specifico lavoro intellettuale, contrasta con il dogma che è il mercato l’arbitro esclusivo del prezzo di una prestazione.
 
 

 
 

martedì 6 dicembre 2016

Aspettando il Natale

 
Il mondo in cui viviamo sembra divenire ogni giorno più secolarizzato e materialista. Non riconosce più una verità che sia eterna e che coinvolga tutti. Papa Benedetto ha coniato la celebre espressione “dittatura del relativismo”: vivere senza l’eterna Verità di Dio è vivere senza Cristo, nell’oscurità, nell’ignoranza, nel dubbio e nella paura. Cristo è venuto a rendere testimonianza alla Verità e a liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e illuminarci con la Buona Novella della Sua misericordia e del Suo amore. Le prima parole del Suo ministero pubblico sono -Il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo!-
 
(Omelia di S.E.R. Mons. Alexander K. Sample, Arcivescovo di Portland)
Roma, 30 ottobre 2016
Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini

martedì 29 novembre 2016

Al di là di Dio e dell'uomo


-Se Dio non esistesse, se fosse progressivamente liberata la mente umana da questo retaggio arcaico, l’uomo vivrebbe meglio e il mondo raggiungerebbe una condizione ideale-
 
Più o meno questo ha dichiarato uno dei tanti intellettuali “parigini”, sazi e soddisfatti come certi borghesi tratteggiati impareggiabilmente dal genio di Balzac. Lascio da parte, la critica alle grandi e tragiche ideologie atee novecentesche, si commentano da sole, come si commenta e ”suicida” l’illusione positivista. Preferisco guardare al singolo uomo.
Per comprendere e rispondere ad una simile provocatoria battuta, del tutto infondata, rispondo subito con un’altra battuta, questa volta solida: senza Dio semplicemente non esisterebbe l’uomo.
 
Non chiamo in causa a sostegno della mia tesi tutta l’antropologia religiosa o la mirabile analisi di Eliade e molteplici altri colleghi, che chiamano l’uomo, Homo religiosus, come dire: dove sta l’uomo sta Dio.
Sia sufficiente qui osservare come Dio si affacci nella mente e nel cuore umani, come esigenza; se non avessimo bisogno di Lui che senso avrebbe parlarne?
Dio non deve essere dimostrato, come non deve essere dimostrata la fame di “pane che perisce,” tutti i desideri mondani stanno li a confermarla, mi chiedo piuttosto se esista una fame di “pane che non perisce”, che mai si consuma. Direi di si. Ogni atto d’amore, la storia di tutte le arti e scienze non anela che a questo.
 
L’uomo cerca Dio, come cerca un riparo quando fuori gela, l’uomo cerca Dio perché lo sguardo umano penetra troppo la natura, non si limita ad ammirarla. L’occhio dell’uomo è più di un ” occhio fisico”, è “occhio” morale, “occhio” poetico, “occhio” che ama, “occhio” di giustizia, “occhio” che non si accontenta. Chi cerca Dio ha un occhio più grande, vede di più e per questo soffre di più; perché il mondo visto per quello che è realmente non basta. I semplici animali invece stanno nella natura perfetti, ma come ciechi.
Anche chi nega Dio a volte ha un “occhio grande”, ma esso si ferma alla presa d’atto delle troppe incongruenze della vita. E allora ” l’occhio” diventa cieco e nega Dio, con ciò in realtà affermandone la necessità. Non dice forse Gesù: ” io sono venuto a dare la vista ai ciechi e a toglierla a coloro che dicono di vedere”. Questo è ” il grande gioco della vita”, la Divina Commedia.
Da questo gioco restano fuori i superficiali, quelli che non sono ne caldi ne freddi, e perciò verranno vomitati, come recita la Bibbia.

Se neghi Dio, lo devi sostituire, con un surrogato, quello che la scrittura chiama idolo. Per eliminare Dio dal cuore dell’uomo devi dunque abbassare l’uomo, in primo luogo convincendolo che esso è solo natura nella natura. Cieco anche lui, occupato a fissare la materia e l’energia e ad usarle. Utile, ma non basta.
Se vuoi liberarti di Dio devi rimpicciolire i desideri umani, renderli terrigni, brevi, veloci, infiniti e perciò mai paghi, devi sostituire ad un solo Grande Desiderio, ad una sola grande Nostalgia, la moltitudine degli stimoli nervosi. Con sommo gaudio degli psichiatri.
Devi dar vita, in una parola, alla società dei consumi senza fondo; tutto deve durare poco, tutto deve avere una scadenza. Per questo il pensiero stesso di Dio, da fastidio ed è di fatto estirpato dalla logica del fare e del produrre. Dio non ha scadenza. Il Padre nostro è sempre lo stesso, anche quando si accomodino le parole per renderlo al passo con i tempi. Dio è il contemporaneo ma non è al passo con i tempi. Nella realtà basta un piccolo frammento di amore, un dolore che vuole risposta, basta l’innocenza di un bambino che ti guarda, basta una poesia, o un brano musicale e l’intero apparato materialista vacilla.
Per cancellare Dio, ripeto, deve sparire l’uomo; non vogliono forse questo i “falsi profeti” del trans-umanesimo? Negare ogni natura, per riscrivere tutto. Nella polvere della loro disperazione.

(Articolo scritto da Marco Luscia e tratto da qui)

mercoledì 23 novembre 2016

Un pezzo di Paradiso!


A Lagrasse, nel cuore della regione del Languedoc-Roussillon, (sud della Francia) terra di borghi medievali, chiese e monasteri, ma anche teatro di guerre e scontri religiosi, roccaforte dei Catari, gli Uomini puri, si erge l’abbazia medievale di Sainte-Marie de Lagrasse, una delle più importanti nel Sud della Francia. Si affaccia sull’omonimo villaggio; tutt’intorno campi, orti e il fiume Orbieu che scorre ai suoi piedi. Intreccio di architettura romanico-gotica, con i suoi spessi muri in pietra che decifrano i secoli tra saccheggi e trasformazioni, dal 2004 ha ritrovato l’originale dimensione spirituale e celebra il precetto «Ora et labora». La comunità religiosa che vi abita, i Canonici regolari della Madre di Dio, è piccola, ma i suoi 34 religiosi votati alla contemplazione e all’apostolato le hanno restituito anima e corpo. Un alto muro in pietra, una grata di ferro, una pesante porta di legno custodita ai lati da due imponenti cipressi la nascondono agli occhi indiscreti, ma aprono all’accoglienza di chi è in cerca di spiritualità. Il piccolo paradiso offre ai propri visitatori la testimonianza di una scelta votata alla meditazione e alla carità e ridefinisce quel clima di operoso ingegno che regnava negli antichi giardini dei semplici. Padre Bernard, insieme ad altri tre fratelli, veglia sull’orto-giardino con amore, vi fa crescere con sapienza fiori, ortaggi, erbe aromatiche e medicinali.

La rosa e il giglio per il profumo, ma anche per gli effetti terapeutici e per decorare la chiesa; la lavanda, il finocchio, la menta, la malva e tutte le altre erbe benefiche. Votate alla Vergine Maria, a San Giuseppe e a tutti i santi, le quattro grandi aiuole quadrate accolgono piante di rose, lavanda e santolina, secondo uno schema geometrico diverso eppure ugualmente perfetto.
 
 Articolo tratto da qui

martedì 22 novembre 2016

Verranno giorni.....


In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo».
 
Dal Vangelo secondo Luca (21,5-11)
 

 
Sui terremoti e le sciagure che ci colpiscono e sulla loro  “spiegazione” lasciamo la parola alla liturgia della Chiesa, perché non ci sono parole più eloquenti delle sue preghiere:

Colletta:
Onnipotente sempiterno Dio che riguardando la terra la fai tremare, a noi atterriti perdona, ed usa misericordia alla nostra preghiera; e sperimentato che abbiamo il tuo sdegno che scuote la stabilità della terra, sentiamo pure la tua clemenza che sana le sue ferite.

Secreta:
Dio che fondasti la terra su salda base, ricevi le oblazioni e le preghiere del tuo popolo e, allontanati i pericoli del terremoto, muta in rimedio salutare per l’uomo i terrori del tuo sdegno divino; affinché quelli che nati dalla terra ritorneranno nella terra, godano di diventare celesti mediante una santa condotta.

Postcommunio:
Difendici o Signore, mentre riceviamo i tuoi misteri e per supremo dono arresta la terra che abbiam visto scuotersi a causa delle nostre iniquità, affinché i mortali conoscano che tali flagelli vengono quando ti muovono a sdegno e cessano quando tu usi clemenza.
 

lunedì 21 novembre 2016

Una profezia negli astri

Da ieri Domenica 20 novembre 2016  il cielo è teatro di un evento astronomico singolare e straordinario che ha una sorprendente coincidenza con una visione biblica e precisamente quella descritta nel Libro dell'Apocalisse di san Giovanni Apostolo, al capitolo 12, versetto 1: “Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”. 

Mentre ieri la Chiesa Cattolica celebrava la Solennità di Cristo Re dell’universo ed il santo Padre chiudeva il Giubileo della Misericordia, nel nostro sistema solare, il pianeta Giove, chiamato dagli scienziati il “Pianeta re” in quanto il più grande, entrava nella costellazione della Vergine, dove vi resterà fino al 23 settembre 2017, festa di san Pio da Pietrelcina.
 
Il Sole sarà visibile dietro la  costellazione della Vergine ("una donna vestita di sole"), mentre la Luna sarà visibile nella parte inferiore della stessa costellazione ("con la luna sotto i suoi piedi"). Nella parte superiore della costellazione, dove abitualmente vi sono 9 stelle, si aggiungeranno altri tre pianeti: Mercurio, Venere e Marte, per un totale di 12 astri ("e sul suo capo una corona di dodici stelle").
 

Il 2017 sarà l'anno dove verrà ricordato il CENTENARIO DELLE APPARIZIONI DI MARIA SS. A FATIMA, in cui Ella profetizzò il trionfo
del suo Cuore Immacolato, preceduto però da numerose prove per la Chiesa, per il Santo Padre e per il mondo intero.

Il 2017 potrebbe essere l'anno delle prove preannunciate dalla Madonna? Prove preannunciate non solo a Fatima, ma anche in altre apparizioni, come a La Salette, ad Amsterdam, alle Tre Fontane (Roma), ad Akita (Giappone) e a Medjugorje o rivelate ad alcune mistiche quali Anna Katharina Emmerick e Teresa Neumann. La stessa suor Lucia di Fatima, definì questo nostro il tempo della “battaglia finale” tra il demonio e la Vergine.


Il 2017 potrebbe essere il tempo delle prove apocalittiche, come apocalittico è il “segno grandioso” che apparirà nel cielo?
Non lo possiamo sapere però possiamo pregare ed affidare la nostra vita alla Santa Vergine che sicuramente ci guiderà attraverso il percorso che la provvidenza e la misericordia divine hanno stabilito per ciascuno di noi.

giovedì 17 novembre 2016

Una biblioteca in rovina

 
I monaci benedettini di Norcia a causa del terremoto hanno perso anche la biblioteca. Ecco cosa scrivono sul loro sito https://it.nursia.org
 
"Mentre la Chiesa è sicuramente la parte più importante del monastero, come pure il vicino refettorio, la biblioteca rappresenta la metafora intellettuale di entrambi. Nutre la mente con la verità attraverso la storia, la letteratura, la scienza, la teologia, la filosofia e molto altro. Con i cuori ancora più appesantiti, dopo una settimana in cui la città è stata completamente inagibile, ci siamo finalmente addentrati nella nostra biblioteca accompagnati da quindici vigili del fuoco che rimuovevano le macerie e assicuravano che ci fosse un’uscita di sicurezza in caso di nuove scosse.
La biblioteca, benedetta dal cardinal Ratzinger, poi arricchita con molti libri da lui stesso donati durante i suoi anni da pontefice, ha ricevuto un duro colpo. Il lato più lungo della biblioteca poggiava sul transetto settentrionale della Chiesa, che è completamente crollato il giorno del terremoto, e con esso molti dei nostri libri più amati.
Inciampare sopra tanta distruzione è stato davvero scioccante, ma siamo ancora sgomenti che non una sola vita sia andata perduta. Abbiamo trovato alcune celle completamente distrutte. Se i monaci fossero stati lì, ora potremmo contare sulle loro preghiere dal cielo! Dio ha risparmiato le nostre vite. In quel mistero si vedono il Suo amore e la Sua protezione.
Questa settimana abbiamo anche trovato conforto nelle centinaia di messaggi di sostegno che abbiamo ricevuto da tutto il mondo, molti accompagnati da un sostegno finanziario per aiutarci nella ricostruzione. Sono stati due mesi di dure prove per noi, ma i nostri monaci sono sempre più forti e sempre più resistenti, grazie alle preghiere di tante e tante persone".
 
 

mercoledì 16 novembre 2016

L'autunno di Pino Faraone


Giuseppe Faraone, 'il poeta dei colori' è originario di Picerno (PZ), abita ed opera da molti anni a San Donato Milanese e conosce la pittura a 360 gradi, avendo perfezionato il suo percorso artistico in Italia e all'estero. Dopo gli studi accademici ha iniziato il percorso di verifica della pittura impressionista, dipingendo negli stessi luoghi in cui l’Impressionismo francese è nato e arricchendo il suo bagaglio di informazioni che vanno al di là dei dettami della poetica impressionista; (....) Il percorso impressionista di Faraone si è ampliato analizzando anche le opere dei pittori della Scapigliatura milanese, prodotte in concomitanza con l’Impressionismo francese, e quelle dei Macchiaioli toscani. Il risultato è visibile nelle sue opere e sicuramente godibile: una tavolozza cromatica importante, in cui anche i colori complementari giocano la loro parte per conferire brillantezza e armonia di vibrazioni. Le scene rappresentate sono molteplici, ma in particolare sono scorci di Milano in cui si muovono i tram della seconda metà del Novecento, con i colori che la nostra memoria conosce.(....)

 L’acqua è l’elemento onnipresente, sia che scorra nei navigli, sia che bagni le vie della città conferendo una serie di riflessi che l’artista ci restituisce conferendo alla scena ritmi cromatici di particolare intensità. (....)
Giuseppe Faraone è stato scelto e inserito per l'anno 2016/17 su due libri di testo ministeriale di quarta e quinta elementare in Italia
 
(Benedetto Di Pietro)
 
 
 
Giuseppe Faraone è uno degli artisti contemporanei più illustri.  Esprime emozioni attraverso i colori, i quali conferiscono ai suoi dipinti brillantezza e armonia. La pittura di  Faraone è sommesso canto d’anima, che evoca,  sussurra, rimembra lungo una scia di stati interiori, impressioni, emozioni, che si fissano sulla tela con sensibilità artistica intimamente legata a talento e suggestive scelte cromatiche. Le pennellate sono specchio di uno sfogo lirico tradotto in racconto icastico e tutto rivela la potenza  espressiva del colore fra sfumature, digradazioni, variazioni, capaci di intensa vis rappresentativa. Per l’artista dipingere equivale a uno splendido volo: la tela si traduce in etereo librarsi verso orizzonti infiniti.
 
 
'Volevo scrivere una poesia ma non avevo nulla in mente e in mano avevo un pennello, lo intinsi nel mio cuore e cominciai a dipingere'
(G.Faraone)

Per gentile concessione dell'artista, che ringrazio!

Testi e foto tratti da http://www.pinofaraone.it/

lunedì 14 novembre 2016

Il Popolo di Dio

 
Da alcuni anni a questa parte, alla suprema guida della Chiesa noi cattolici abbiamo un Sommo Pontefice dissociato dalla realtà, che crede, parla ed esalta un popolo che non esiste; o meglio esalta la sua idea di popolo. Perché il popolo di Dio rimane nei secoli sempre quello nei giorni in cui, quando Napoleone Bonaparte fece catturare e deportare il Sommo Pontefice Pio VII, per il Pastore Supremo della Chiesa versò il proprio sangue nel vano tentativo di fermarne la deportazione. Le cronache dell'epoca narrano di popolani romani che armati solo di bastoni tentarono di aggredire i soldati, i quali risposero con colpi di fucile e di spada; per seguire con le popolane romane che si gettarono distese sulla strada per fermare il corteo, finite travolte dagli zoccoli dei cavalli dei soldati. E quando in seguito il Sommo Pontefice fu liberato e rientrò a Roma, il Popolo di Dio lo accolse urlando per giorni: "Viva Maria, viva Pio VII!".
Il Popolo del Santo Padre Francesco non è però questo, ma è "el pueblo unido jamas serà vencido". Questo ci spinge ad interrogarci: la sua idea di Popolo, corrisponde a quella di Popolo di Dio che forma il Corpo Mistico della Chiesa? (cf. Col 1,18) 
 
(Padre Ariel Levi-Gualdo)
qui il testo intero

giovedì 10 novembre 2016

I 'valori' della Clinton

 
Hillary Clinton ha affermato:
 
“I codici culturali profondamente radicati, le credenze religiose e le fobie strutturali devono essere modificate. I governi devono utilizzare i loro strumenti e le risorse coercitive per ridefinire i dogmi religiosi tradizionali”.
Un pensiero tanto pericoloso quanto inquietante che definisce una linea dalla deriva dittatoriale travestita da democrazia.
 
Siccome gli esseri umani, per il bene di se stessi, non possono vivere isolati ma devono vivere insieme e formare una comunità con regole e leggi, lei Hillary Clinton, non soddisfatta della società americana così com'è,  ha creato i suoi codici, le sue credenze ed i suoi dogmi, ai quali ha aderito con tutta la sua ambizione:
 
1) Diritto costituzionale all'aborto per tutte le donne anche minorenni e senza limite di epoca gestazionale (anche mentre il bambino sta per essere partorito) e diffusione della pillola abortiva RU-486
 
2) Sperimentazione sulle cellule embrionali umane
 
3) Sostegno incondizionato alla causa omosessualista
 
4) Aumento delle tasse (tassa&spendi)
 
5) Politica estera guerrafondaia
 
Un bel programmino, tutto con i soldi degli Americani e con la convinzione di poter usare la coercizione per poterli attuare uno per uno.   

venerdì 4 novembre 2016

Norcia e la Basilica distrutte

Il terremoto che ha devastato il Centro Italia ha raggiunto anche la 'Comunità dei Chierici di San Gregorio Magno' che vive a Camerino; tra loro e gli abitanti non vi sono vittime e l'edificio della Comunità non ha subito gravi danni, diventando in questi giorni un punto d'appoggio per chi al momento ha la casa lesionata e non può rientrarvi.  A Camerino si venera come protettrice contro i terremoti, l'icona miracolosa di Santa Maria in Via.
 
Propongo una breve meditazione della Comunità:
 
"A Norcia la basilica del Patriarca d’Europa crolla, scossa da un terremoto, nello stesso giorno in cui inizia un viaggio apostolico per onorare Lutero, per commemorare il distruttore dell’Europa cristiana, il bestemmiatore della Madonna, il profanatore della Santissima Eucaristia e il denigratore del Papato. Difficile pensare che non sia un segno di Dio agli uomini, soprattutto di Chiesa.
 

Questa è stata la nostra considerazione in comunità, pochi minuti dopo la terribile scossa di domenica quando eravamo usciti all’aperto e non appena arrivavano le dolorose immagini delle macerie di Norcia e della casa natale di San Benedetto. Alcuni sacerdoti della diocesi, di orientamento diverso dal nostro, ci hanno confidato che hanno avuto lo stesso raggelante pensiero. E forse l’hanno avuto anche in Vaticano, tant’è che sembra che le pur scandalose cerimonie in Svezia abbiamo avuto toni meno trionfalistici di quanto era in programma. Non è impossibile che anche “in altissimo loco” abbiano fatto la stessa connessione e il pensiero sia andato a quelle distruzioni di cui parla la Madonna a Fatima…se non interviene la conversione.
 
 
A Roma, tra tanti ecclesiastici che hanno avvertito bene la scossa, c’è stata molta paura ed anche qualche danno a San Paolo fuori le Mura, oltre alle chiese di San Francesco di Paola e di Sant’Eustachio che sono inagibili".
 
Notizia tratta da disputationes-theologicae

giovedì 3 novembre 2016

Adaline - L'eterna giovinezza

Adaline Bowman è una giovane donna bella ed affascinante, nata nel 1908. Si sposa con un giovane ingegnere e dà alla luce una bambina di nome Flemming. Dopo pochi anni di felice matrimonio suo marito muore. Trascorsi dieci mesi dalla prematura perdita, la ventinovenne Adaline è vittima di un incidente automobilistico da cui si salva miracolosamente ma, a motivo di una particolare condizione meteorologica (quella notte imperversava un terribile temporale con tuoni e fulmini), si verifica in lei un fenomeno inspiegabile che rende il suo corpo insensibile al passare del tempo; infatti, da quel giorno in poi, ella smette di invecchiare, mentre il resto del mondo continua ad andare avanti. A causa di questo strano fenomeno Adaline è costretta a cambiare nome, luogo, casa, lavoro e vita ogni dieci anni, a non avere legami sentimentali e a vedere la figlia invecchiare. Così Adeline passa tanti decenni a 'scappare' dalla sua stessa vita, ogni volta che qualcuno comincia ad accorgersi che ha sempre lo stesso aspetto fisico o inizia a nutrire dei sentimenti verso di lei. La sua è una vita di solitudine, le tiene compagnia solo un cane, nonostante durante lo scorrere dei decenni abbia conosciuto tante persone anche famose e partecipato ad eventi importanti.
 
Quando nella città di San Francisco, Adaline, che ci vive col nome di Jennifer Larson e lavora in una biblioteca, incontra l'affascinante Ellis Jones, il quale è attratto da lei fin dal primo sguardo, decide che è tempo di lasciare quella città, rendersi ancora una volta impenetrabile ai sentimenti.
Questo incontro però la sconvolgerà e la coinvolgerà oltre il previsto, costringendola a ricordare il passato e a fare una scelta definitiva che ci regalerà un imprevisto colpo di scena.
 
E' un bel film che ci spinge a meditare sul senso della vita e del tempo che passa, su chi siamo e su chi vorremmo essere, su ciò che è importante nella vita, sull'amore e sui nostri rapporti con gli altri.
Da non perdere!
 
 
  
 

 

mercoledì 2 novembre 2016

Una comunione che non esiste

Lo diciamo con profondo dolore. Sembra una nuova religione quella che è affiorata il 31 ottobre a Lund nel corso dell’incontro ecumenico tra papa Francesco e i rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale. (qui il testo della dichiarazione Congiunta). Una religione di cui sono chiari i punti di partenza, ma è oscuro e inquietante  il traguardo.
Lo slogan che più è risuonato nella cattedrale di Lund è quello della necessità di un “cammino comune” che porti cattolici e luterani “dal conflitto alla comunione”. Sia papa Francesco che il pastore Martin Junge, segretario della Federazione Luterana, hanno fatto riferimento nei loro sermoni  alla parabola evangelica della vite e dei tralci. Cattolici e luterani sarebbero “rami secchi” di un unico albero che non porta frutti a causa della separazione del 1517. Ma nessuno sa quali sarebbero questi “frutti”. Ciò che per ora cattolici e luterani sembrano avere in comune è solo una situazione di profonda crisi, anche se per cause diverse.
 
Il luteranesimo è stato uno dei maggiori fattori di secolarizzazione della società occidentale e oggi sta agonizzando per la coerenza con cui ha sviluppato i germi di dissoluzione che fin dalla sua nascita portava in sé.  L’avanguardia della secolarizzazione sono stati i paesi scandinavi, per lungo tempo portati a modello del nostro futuro. Ma la Svezia,  dopo essersi trasformata nella patria del multiculturalismo e dei diritti omosessuali, è oggi un paese, in cui solo il 2 per cento dei luterani sono praticanti, mentre quasi il dieci per cento della popolazione pratica la religione islamica.
La Chiesa cattolica, al contrario, è in crisi di autodemolizione perché ha abbandonato la sua Tradizione per abbracciare il processo di secolarizzazione del mondo moderno, proprio mentre questo si decomponeva.
 
I luterani cercano nell’ecumenismo un soffio di vita, e la Chiesa  cattolica non avverte in quest’abbraccio l’alito della morte.
“Ciò che ci unisce è molto più di ciò che ci divide”, si è detto ancora nella cerimonia di Lund. Ma cosa unisce cattolici e luterani?
 
Nulla, neppure il battesimo, l’unico dei sette sacramenti che i luterani riconoscono. Per i cattolici infatti il battesimo toglie il peccato originale, mentre per i luterani non può cancellarlo, perché per loro la natura umana è radicalmente corrotta e il peccato è invincibile. La formula di Lutero “pecca fortemente, ma credi più fortemente”, riassume il suo pensiero.  L’uomo è incapace di bene e non può fare altro che peccare e abbandonarsi ciecamente alla  misericordia divina.  Dio decide, in maniera arbitraria e inappellabile, chi si danna e chi si salva. Non esiste libertà, ma solo  rigorosa predestinazione degli eletti e dei dannati.
Alla “Sola Fede” si accompagna la “Sola Scrittura”. Per i cattolici due sono le fonti della  Rivelazione divina: la Sacra Scrittura e la Tradizione. I luterani eliminano la Tradizione  perché affermano che l’uomo deve avere un rapporto con Dio diretto, senza mediazioni. E’ il principio del “libero esame” della Scrittura, da cui scaturisce l’individualismo e il relativismo contemporaneo. Questo principio comporta la negazione del ruolo della Chiesa e del Papa, che Lutero definisce “apostolo di Satana” e “anticristo”.
 
Lutero ha odiato soprattutto il Papa e la Messa cattolica, che ha voluto ridurre a pura commemorazione, negandone il carattere di sacrificio e la transustansazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo. Ma per i cattolici il rinnovamento incruento del sacrificio di Cristo che si ha nella Messa è l’unica fonte della grazia divina. Si tratta di semplici incomprensioni e malintesi?
Papa Bergoglio ha dichiarato a Lund: (qui l'Omelia del Papa) “Anche noi dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono.”. E ancora. “Si deve riconoscere con la stessa onestà che la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito, ed è stata storicamente perpetrata da uomini di potere di questo mondo più che per volontà del popolo fedele”.
 
Chi sono questi uomini di potere? I Papi e i santi che, fin dall’inizio, hanno combattuto il luteranesimo? La Chiesa che per cinque secoli lo ha condannato?
Il  Concilio di Trento ha detto una parola definitiva sull’incompatibilità tra la fede cattolica e quella protestante.
 
Non possiamo seguire papa Francesco su una strada diversa.
 
(di Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 1/11/2016)