La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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mercoledì 27 dicembre 2017

Natale: l'oggi perenne di Dio

 

«In Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Dio stesso, Dio da Dio, si è fatto uomo. A Lui il Padre dice: “Tu sei mio figlio”. L’eterno oggi di Dio è disceso nell’oggi effimero del mondo e trascina il nostro oggi passeggero nell’oggi perenne di Dio. Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi e continui ad operare per nostro tramite».
 
Sua Santità Benedetto XVI
Omelia -santa messa di mezzanotte -Natale 2005
 
Auguro a tutti di vivere nell'oggi perenne di Dio, perché sia Natale di Gesù tutto l'anno nel nostro cuore e nella nostra vita!
 
 

venerdì 22 dicembre 2017

La Grande Sporcizia


Il Vaticano ha deciso di creare un nuovo portale di comunicazione chiamato Vatican News e per la realizzazione ha chiamato la prestigiosa multinazionale della web-solution per le imprese, Accenture. Ma di che cosa si tratta? Si tratta di un’impresa ai vertici nel campo della gestione di portali internet e non solo, che però ha aderito come molte altre multinazionali al credo Lgbt come elemento distintivo di un nuovo modo di lavorare e rapportarsi con il dipendente e il cliente.
 
A notare il "dettaglio" è il portale spagnolo Infovaticana in un articolo del suo direttore Gabriel Ariza, che non manca di sottolineare come Accenture sia una realtà imprenditoriale molto coinvolta con i “valori” Lgbt. Un esempio? Non è difficile trovare nel suo sito espressioni come questa: «Siamo impegnati a sensibilizzare e educare le nostre persone al rispetto verso la nostra comunità LGBT, sostenendo allo stesso tempo tutti i nostri dipendenti e fornendo loro un luogo di lavoro che garantisca sempre una positiva integrazione».
Che strano, sarà un caso ma nel portale non compaiono iniziative simili di sostegno alla famiglia.
E ancora, una pagina in cui si elencano tutte le attività a sostegno della causa gay: «Per aumentare il coinvolgimento dei nostri colleghi LGBT nelle singole realtà locali, sponsorizziamo il global Pride in Accenture Network e offriamo un network LGBT globale ed una comunità di supporto per i colleghi transgender. Gestiamo anche un LGBT Ally Program per creare consapevolezza e inclusione su temi LGBT».
Insomma: ad Accenture sono così avanti con i diritti che organizzano persino una sorta di Gay pride aziendale. Poteva il Vaticano sapere che a gestire la propria comunicazione, lautamente pagata, c'era una realtà che promuove valori in contrasto con la dottrina e la visione della vita che il Vaticano dovrebbe difendere di questi tempi? Difficile dare una risposta, anche se per scoprire di quale azienda si tratta basta dare una veloce scorsa al suo sito internet per trovare tutte le informazioni possibili. Possibile che sia sfuggito questo piccolo dettaglio? Anche qui difficile, dato che lo sdoganamento di esponenti di primo piano della cultura Lgbt sembra essere anch’esso un “credo” del nuovo corso Vaticano in fatto di comunicazioni.
A capo di tutto il sistema comunicativo d’oltretevere, e anche della scelta di Accenture dato che è stata presentata ai giornali proprio da lui, c’è monsignor Dario Edoardo Vigano. Chi è don Viganò?
"Mondano, mondanissimo. Con frequentazioni molto particolari, per un prete...".
Mi sono venute in mente queste ed altre frasi analoghe, confidate sottovoce da uomini di chiesa, professori universitari, giornalisti ed impiegati Rai... quando ho letto l'articolo di Marco Tosatti, su La Nuova BQ, intitolato Radio Vaticana e le ospitate reciproche con l'icona gay.
In questo articolo si parla del convegno "Interferenze", organizzato dall'Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dalla Segreteria vaticana per la Comunicazione il 15 dicembre 2017 a Palazzo Borromeo a Roma, con la regia di mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede.
Effettivamente, quanto alla mondanità, monsignor Viganò non nasconde nulla: non serve fare chissà quali ricerche per trovare decine di foto del monsignore, sempre in ghingheri, accanto a uomini e donne di spettacolo e di mondo. Festival del cinema di Cannes? Viganò presente! Festa del Circolo Canottieri Aniene? Viganò sorridente al fianco di Flavio Briatore, Gianni Letta, Giovanni Malagò, Bianca Berlinguer, i manager Massimo Angelini e Mario Benedetto, Enrico Testa, presidente di Sorgenia...
A giovargli, nel rapporto con un certo mondo non propriamente "da prete", deve essere l'elasticità mentale, che si svela non soltanto nell'abbigliamento (il colletto romano sembra quasi un collier, da come lo porta bene), ma anche nella grande tolleranza che lo anima.
 
Ricorda Luca Telese: "Tra gli addetti ai lavori fa scalpore -nel 2002 -il suo voto a favore de "L'ora di religione" di Marco Bellocchio, che alcuni membri laici della commissione volevano vietare ai minori di 18 anni per la celebre scena della bestemmia rivolta da un personaggio minore a Sergio Castellitto: "Noi non siamo una commissione censura: le opere di valore artistico, anche quelle controverse, si discutono ma non si vietano" (Il Foglio, 30/4/2014).
Come non ricordare poi la sua idea di trasformare, nel giorno dell’apertura del Giubileo della Misericordia, la facciata di San Pietro in Disneyland (Il Tempo, 20 dicembre 2015)?
Se andiamo indietro con gli anni, troviamo monsignor Viganò responsabile di sale e cinema della diocesi di Milano, finchè scende a Roma, dove ottiene un insegnamento altisonante in Laterano: Professore ordinario di Teologia della comunicazione! Sì esiste anche questa disciplina, in cui Gesù Cristo non doveva essere molto versato se la sua comunicazione ebbe l'esito nefasto che tutti conosciamo: non gli applausi di un festival di Cannes, ma la crocifissione e l'ignominia.
Negli ultimi mesi di Benedetto XVI, nel 2013, sul palcoscenico romano ne succedono di tutti i colori: prima, nel gennaio, Viganò viene scelto da Bertone alla guida del Centro televisivo Vaticano, poi, nel febbraio, Marco Simeon, chiacchieratissimo pupillo di Bertone, da molti considerato il killer, insieme all'ex cardinale di Genova, di Carlo Maria Viganò e di Ettore Gotti Tedeschi (troppo intenti a fare pulizia al Governatorato e allo Ior) viene silurato da Rai Vaticano perchè divenuto troppo imbarazzante, come racconta Alberto Statera su la Repubblica.
Il 27 giugno 2015 il balzo di carriera: Viganò diventa Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, accentrando su di sè una quantità di incarichi sino ad allora divisi tra svariate persone. Da allora, le accuse e le invidie nei suoi confronti si sprecano.
Ma al di là dei malumori dei collaboratori esterni di Radio Vaticana, di qualche giornalista dell'Osservatore Romano che teme la chiusura, Viganò è chiacchierato anche per altri motivi: il grande spazio che concede a personalità che esprimono idee piuttosto contigue all'ideologia LGBT.
 
Proprio l'articolo citato di Tosatti mette in luce due fatti.
 
Il primo: Viganò è colui che "ha nominato consultore della Segreteria della Comunicazione padre James Martin  sj", noto per le sue aperture ciclopiche nei confronti del mondo LGBT. Sembra che non abbia altra missione che mutare il pensiero della Chiesa in questo campo.
 Il secondo: tra gli ospiti di Interferenze c'è Pierluigi Diaco, conduttore di RTL 102.5, che su twitter dimostra una notevole familiarità con Viganò. Scrive Tosatti: "Pierluigi Diaco è un collega molto noto, che all’inizio di novembre ha celebrato la sua unione civile con il suo partner, e che ha annunciato in maniera molto mediatica la sua omosessualità. Ora, tutto questo non c’entra niente con la sua professionalità, è ovvio. Ma la curiosità resta di sapere come mai fra centinaia di colleghi della radio e della televisione la scelta sia caduta proprio su di lui, che le vicende personali hanno naturalmente trasformato in un’icona della battaglia LGBT". Anche perchè Diaco si è dichiarato favorevole anche all'adozione per le coppie gay, se vi fosse una "legislazione adeguata".
Martin e Diaco, sussurrano i maligni, sono solo due, tra i tanti.
Si dice infatti, nei corridoi, che mons. Nunzio Galantino sia stato nominato proprio su consiglio di Viganò: Galantino è quello che ha dato una lettura dell'episodio biblico di Sodoma non proprio fedele al testo biblico, ed è stato, inoltre, il principale avversario del Family day e di Massimo Gandolfini all'epoca dello scontro sulla legge Cirinnà. Un altro caso, come la nomina di Martin e le trasmissioni con Diaco? Potrebbe essere.
Ma come si sa, le malelingue cercano sempre conferme alle loro illazioni. E notano che Viganò, onnipresente, ha diretto dal 2013 al 2017 il master in giornalismo digitale alla Lateranense insieme ad Emilio Carelli, che svariati siti gay auspicano faccia, quanto prima, coming out (da qui). Di più: nel 2016 i due hanno codiretto insieme il master in giornalismo alla Lumsa, e dall'inizio del 2017 codirigono il master “Social media management” alla Lateranense (che sembra essere un po' il giardino di casa di Viganò).
Di Carelli wikipedia dice così: "Nel 2009 è oggetto di gossip per alcune fotografie compromettenti scattate all'uscita di alcuni locali pubblici. Nel Febbraio 2010 [Carelli] ammette di aver pagato per riavere le foto che erano state recapitate ad alcune testate giornalistiche e per evitarne la diffusione" (si veda anche qui).

Foto di cosa? Difficile pensare che non ci sia nulla di compromettente. Fatto sta, per concludere, che le frequentazioni di monsignor Viganò destano molte critiche ed illazioni: il quotidiano romano Il Tempo, per fare un solo esempio, due anni fa suggeriva che monsignor Krzysztof Charamsa, quello famoso del coming out pre Sinodo, proprio prima delle sue esternazioni sulla propria omosessualità, stesse "per diventare vescovo, grazie anche alla rete delle sue relazioni, tra cui spicca quella con don Dario Viganò, prefetto della Comunicazione"(Il Fatto quotidiano,12.10.2015 e qui).
 
(Articolo di Francesco Agnoli)
Tratto da QUI

martedì 19 dicembre 2017

L'interpretazione del Vaticano II e la sua connessione con la crisi attuale della Chiesa


Pieter Paul Rubens
L'attuale situazione di crisi senza precedenti della Chiesa è paragonabile alla crisi generale del IV secolo, quando l'arianesimo aveva contaminato la stragrande maggioranza dell'episcopato, assumendo una posizione dominante nella vita della Chiesa. Dobbiamo cercare di affrontare questa attuale situazione con realismo e, proprio per questo, con una visione delle cose che tiene conto della Provvidenza. Dobbiamo pensare e parlare con un profondo amore per la Chiesa, nostra madre, che vive la Passione di Cristo a causa di questa tremenda e generale confusione dottrinale, liturgica e pastorale.
 
Dobbiamo rinnovare la nostra fede nel credere che la Chiesa è nelle mani sicure di Cristo e che Egli interviene sempre per rinnovarla nei momenti in cui la barca di Pietro sembra capovolgersi, come nel caso evidente dei nostri giorni.
 
Per ciò che concerne l'atteggiamento verso il Concilio Vaticano II, dobbiamo evitare due estremi: da una parte, il rifiuto generalizzato(come i sedevacantisti e una parte della Fraternità di San Pio X), dall'altra la sua assolutizzazione, come se  tutto ciò che il Concilio ha detto fosse "irreformabile", in quanto dotato del carattere dell'infallibilità.
Il Vaticano II era un'assemblea legittima presieduta dai Papi e dobbiamo mantenere verso questo Concilio un atteggiamento rispettoso. Tuttavia, ciò non significa che ci sia proibito esprimere fondati dubbi o rispettosi suggerimenti di miglioramento su alcuni elementi specifici, sempre fondati  sulla intera tradizione della Chiesa e sul Magistero costante.
 
Le dichiarazioni dottrinali tradizionali e costanti del Magistero nel corso dei secoli hanno la precedenza e costituiscono un criterio di verifica sull'esattezza delle dichiarazioni magisteriali posteriori.
 
Le nuove affermazioni del Magistero devono in linea di principio essere più esatte e più chiare, ma non dovrebbero mai essere ambigue e  visibilmente contrastanti con precedenti dichiarazioni magisteriali.
 
Le affermazioni del Vaticano II che risultino ambigue devono essere lette e interpretate secondo le affermazioni di tutta la Tradizione e del Magistero costante della Chiesa.
 
In caso di dubbio, le affermazioni del Magistero costante (i precedenti concili e documenti dei Papi, il cui contenuto si dimostra una tradizione sicura e ripetuta nei secoli nello stesso senso) prevalgono su quelle dichiarazioni oggettivamente ambigue o nuove del Vaticano II, che difficilmente concordano con specifiche affermazioni del magistero precedente (ad esempio, il dovere dello Stato di venerare pubblicamente Cristo, re di tutte le società umane; il vero senso della collegialità episcopale rispetto al primato petrino e al governo universale della Chiesa; la dannosità di tutte le religioni non cattoliche e la loro pericolosità per l'eterna salvezza delle anime).
 
Il Vaticano II deve essere visto e ricevuto come è e come era veramente: un concilio prevalentemente pastorale. Questo concilio non aveva l'intenzione di proporre nuove dottrine o di proporle in forma definitiva. Nelle sue dichiarazioni il concilio ha confermato in gran parte la dottrina tradizionale e costante della Chiesa.
 
Alcune delle nuove dichiarazioni del Vaticano II (ad es. collegialità; libertà religiosa; dialogo ecumenico e interreligioso; atteggiamento verso il mondo), che non hanno un carattere definitivo ma sono apparentemente o realmente non concordanti con le dichiarazioni tradizionali e costanti del Magistero, devono essere completate da spiegazioni più esatte e da integrazioni più precise di carattere dottrinale.
 
Non aiuta neppure un'applicazione cieca del principio dell'ermeneutica della continuità, dal momento che vengono create interpretazioni forzate, che non sono convincenti e che non sono utili per giungere ad una più chiara comprensione delle immutabili verità della fede cattolica e della sua concreta applicazione.
 
 
Ci sono stati casi nella storia in cui le dichiarazioni non definitive di alcuni concili ecumenici -grazie a un dibattito teologico sereno- sono state successivamente perfezionate o tacitamente corrette  (ad esempio le affermazioni del Concilio di Firenze riguardo al sacramento dell'Ordine, nel senso che la materia era la consegna degli strumenti, mentre la tradizione più sicura e costante affermava che  era adeguata l'imposizione delle mani del vescovo: verità, questa, confermata definitivamente da Pio XII nel 1947). Se dopo il Concilio di Firenze i teologi avessero applicato ciecamente il principio dell'ermeneutica della continuità a questa dichiarazione concreta dello stesso concilio  -una dichiarazione oggettivamente errata, che difendeva la tesi secondo cui la consegna degli strumenti in quanto materia del Sacramento dell'Ordine concorderebbe col magistero costante- probabilmente non sarebbe stato raggiunto il consenso generale dei teologi su quella verità che afferma che solo l'imposizione delle mani del vescovo è materia reale del Sacramento dell'Ordine.
 
Occorre creare nella Chiesa un clima sereno per una discussione dottrinale su quelle affermazioni del Vaticano II che risultano ambigue o che hanno causato interpretazioni erronee. In una simile discussione dottrinale non c'è nulla di scandaloso, ma al contrario, sarebbe un contributo per custodire e spiegare in modo più sicuro e completo il deposito della fede immutabile della Chiesa.
 
Non ci si deve polarizzare tanto sul più recente Concilio ecumenico, assolutizzandolo, mentre poi si relativizza  la Parola di Dio, sia orale (Sacra Tradizione) che scritta (Sacra Scrittura). Il Vaticano II stesso ha giustamente affermato (cfr Dei Verbum, 10) che il Magistero (Papa, Concilio, magistero ordinario e universale) non è al di sopra della Parola di Dio, ma sotto di essa, soggetto ad essa, e che è solo servo (della parola orale di Dio = tradizione sacra e della Parola scritta di Dio = Sacra Scrittura).
 
Da un punto di vista oggettivo, le affermazioni del Magistero (papi e concili) di carattere definitivo hanno più valore e peso rispetto alle dichiarazioni di carattere pastorale, che hanno naturalmente una qualità variabile e temporanea a seconda delle circostanze storiche o che rispondono a situazioni pastorali di un certo periodo di tempo, come avviene per la maggior parte delle affermazioni del Vaticano II.
 
Il contributo originale e prezioso del Vaticano II consiste nella chiamata universale alla santità di tutti i membri della Chiesa (cap. 5 della Lumen gentium); nella dottrina sul ruolo centrale della Madonna nella vita della Chiesa (cap. 8 della Lumen gentium); nell'importanza dei fedeli laici nel mantenere, difendere e promuovere la fede cattolica e nel loro dovere di evangelizzare e santificare le realtà temporali secondo il senso perenne della Chiesa (cap. 4 della Lumen gentium ); nel primato dell'adorazione di Dio nella vita della Chiesa e nella celebrazione della liturgia (Sacrosanctum Concilium , nn 2, 5-10).  Il resto si può considerare in una certa misura secondario, temporaneo e, in futuro, probabilmente dimenticabile, al pari delle asserzioni non-definitive, pastorali e disciplinari dei vari concili ecumenici di passato.
 

Le seguenti questioni: la Madonna, la santificazione della vita personale dei fedeli con la santificazione del mondo secondo il perenne senso della Chiesa e il primato dell'adorazione di Dio, sono gli aspetti più urgenti che devono essere vissuti nei nostri giorni. Il Vaticano II ha un ruolo profetico che, purtroppo, non è ancora realizzato in modo soddisfacente.
 
Invece di vivere questi quattro aspetti, una considerevole parte della "nomenclatura" teologica e amministrativa nella vita della Chiesa, negli ultimi 50 anni ha promosso e ancora promuove dottrine ambigue, pastorali e liturgiche, distorcendo così l'intenzione originaria del Concilio o abusando delle dichiarazioni dottrinali meno chiare o ambigue per creare un'altra chiesa - una chiesa di tipo relativista o protestante.
Nei nostri giorni stiamo vivendo il culmine di questo sviluppo.
 
Il problema della crisi attuale della Chiesa consiste in parte nel fatto che alcune affermazioni del Vaticano II -oggettivamente ambigue o quelle poche dichiarazioni difficilmente concordanti con la costante tradizione magisteriale della Chiesa- sono state infallibilizzate. In questo modo è stato bloccato un sano dibattito con la necessaria correzione implicita o tacita.
Allo stesso tempo si è dato l'incentivo di creare affermazioni teologiche in contrasto con la tradizione perenne (ad esempio, per quanto riguarda la nuova teoria di un ordinario doppio supremo soggetto del governo della Chiesa, vale a dire il papa da solo e l'intero collegio episcopale insieme al Papa; la dottrina della neutralità dello Stato verso il culto pubblico da attribuirsi al vero Dio, che è Gesù Cristo, re anche di ogni società umana e politica; la relativizzazione della verità che la Chiesa cattolica è l'unico modo di salvezza, voluto e comandato da Dio).
Dobbiamo liberarci dalle catene dell'assolutizzazione e della totale infallibilizzazione del Vaticano II. Dobbiamo chiedere un clima di sereno e rispettoso dibattito frutto di un sincero amore per la Chiesa e per la sua fede immutabile.
 
Possiamo vedere un'indicazione positiva nel fatto che il 2 agosto 2012 Papa Benedetto XVI ha scritto una prefazione al volume relativo a Vaticano II nell'edizione della sua 'Opera omnia'. In questa prefazione, Benedetto XVI esprime le sue riserve riguardo a contenuti specifici nei documenti Gaudium et spes e Nostra aetate. Dal tenore di queste parole di Benedetto XVI si può vedere che i difetti concreti in alcune sezioni dei documenti non sono migliorabili dall'ermeneutica della continuità.
 
Una FSSPX, pienamente integrata canonicamente nella vita della Chiesa, potrebbe dare anch'essa un prezioso contributo a questo dibattito -come desiderava l'Arcivescovo Marcel Lefebvre. La presenza assolutamente canonica della FSSPX nella vita della Chiesa di oggi potrebbe anche contribuire a creare un clima generale di discussione costruttiva, affinché ciò che è stato creduto sempre, ovunque e da tutti i cattolici per 2.000 anni, sia creduto in modo più chiaro e più sicuro nei nostri giorni, realizzando così la vera intenzione pastorale dei Padri del Concilio Vaticano II.
 

L'autentica intenzione pastorale mira all'eterna salvezza delle anime -una salvezza che si realizzerà solo attraverso la proclamazione dell'intera volontà di Dio (cfr Atti 20: 7). L'ambiguità nella dottrina della fede e nella sua applicazione concreta (nella liturgia e nella vita pastorale) minaccia l'eterna salvezza delle anime e sarebbe quindi anti-pastorale, poiché l'annuncio della chiarezza e dell'integrità della fede cattolica e la sua fedele applicazione concreta è volontà esplicita di Dio.
 
Solo la perfetta obbedienza alla volontà di Dio -che ci ha rivelato attraverso Cristo il Verbo Incarnato e attraverso gli Apostoli la vera fede, la fede interpretata e praticata costantemente nello stesso senso dal Magistero della Chiesa-, porterà la salvezza delle anime.
 

+ Athanasius Schneider,
Vescovo ausiliare dell'Arcidiocesi di Maria Santissima a Astana, Kazakistan

 

mercoledì 13 dicembre 2017

Treu der wahren Lehre, nicht den Hirten, die irren

Per i miei lettori tedeschi ecco il testo del post di ieri QUI
 
Seit vergangenem September sorgt eine Correctio filialis, eine Zurechtweisung wegen der Verbreitung von Häresien, für Aufsehen. Sie wurde Papst Franziskus übermittelt und darin sieben Häresien aufgezeigt, die durch Amoris laetitia und dessen Interpretation in der von Franziskus geförderten Weise Verbreitung finden.
Nun haben sich die Vorsitzenden von 30 Organisationen der internationalen Lebensrechts- und Familienbewegung zu Wort gemeldet. Sie nehmen nicht nur zum umstrittenen nachsynodalen Schreiben Amoris laetitia Stellung, sondern auch zu den nicht verhandelbaren Grundsätzen, allen voran dem Lebensrecht der ungeborenen Kinder. Die Pro Life- und Pro Family-Vertreter geben ein Treuebekenntnis zur katholischen Glaubens- und Morallehre ab und stellen zugleich klar, daß ihre Treue der unveränderlichen und unfehlbaren Lehre der Kirche gilt und nicht einzelnen Hirten gilt – und sollte es der Papst selbst sein -, wenn diese von der kirchlichen Lehre abweichen und sich irren.
Die Initiative wird von Katholisch bleiben unterstützt, wo auch Unterschriften gesammelt werden. Wer sich dem Anliegen des Lebensrechts und der Familie verpflichtet fühlt, kann dies mit seiner Unterstützungsunterschrift kundtun.
Die Erklärung im Wortlaut.
In den vergangenen 50 Jahren ist die Pro Life- und Pro Familien-Bewegung in Ausmaß und Tragweite gewachsen, um diesen schwerwiegenden Übeln zu begegnen, die sowohl das zeitliche als auch das ewige Wohl der Menschheit bedrohen. Unsere Bewegung umfaßt Männer und Frauen guten Willens, die aus einer großen Varietät von religiösen Kontexten stammen. Wir sind alle vereint in der Verteidigung der Familie und schwächsten Brüder und Schwestern durch den Gehorsam zum Naturrecht, das in das Herz eines jeden eingeprägt ist (vgl. Röm 2,15). Andererseits hat sich die Lebensrechts- und Familienbewegung im zurückliegenden halben Jahrhundert auf besondere Weise der unveränderlichen Lehre der katholischen Kirche anvertraut, die das Moralgesetz mit maximaler Klarheit bekräftigt.
Mit großem Schmerz mußten wir daher in den vergangenen Jahren feststellen, daß die doktrinelle und moralische Klarheit zu Fragen, die mit dem Schutz des menschlichen Lebens und der Familie zusammenhängen, immer mehr von zweideutigen Lehren oder solchen ersetzt wurde, die direkt im Widerspruch zur Lehre Christi und den Vorgaben des Naturrechts stehen.
Eine Ergebene Bitte (Supplica filiale), die im September Papst Franziskus übergeben wurde und die von rund 900.000 Menschen aus der ganzen Welt unterzeichnet wurde. 2016 wurde ein Treuebekenntnis zur unveränderlichen Lehre der Kirche über die Ehe veröffentlicht. Am 19. September 2016 haben vier Kardinäle Papst Franziskus und der Glaubenskongregation fünf Dubia unterbreitet mit der Bitte, Klarheit zu einigen doktrinellen Punkten zu schaffen, die im nachsynodalen Apostolischen Schreiben Amoris laetitia enthalten sind. Im Juni 2017 haben die Kardinäle ihre Bitte öffentlich gemacht, in Audienz empfangen zu werden, die dem Papst von Kardinal Caffarra am 25. April 2917 vorgelegt wurde. Doch wie zu den Dubia, haben sie darauf keine Antwort erhalten. Am 23. September 2017 wurde von 62 Theologen und katholischen Akademikern eine Correctio filialis de haeresibus propagatis „bezüglich der durch das Apostolische Schreiben und andere Worte, Handlungen und Unterlassungen“ von Papst Franziskus „verursachte Verbreitung von Häresien“ veröffentlicht. Am 4. November 2017 haben Theologen, Priester, Professoren und Gelehrte der verschiedensten Nationalitäten durch ihre Unterschrift ihre Unterstützung für die Correctiobesiegelt. Die Turbulenzen in der Kirche nehmen zu, wie ein Schreiben bezeugt, das vor kurzem von einem bekannten Theologen an Papst Franziskus gerichtet wurde: „Es herrscht Chaos in Ihrer Kirche, und Eure Heiligkeit sind eine Ursache dafür“1).
Als katholische Pro Life- und Pro Family-Verantwortungsträger sind wir verpflichtet, auf zahlreiche weitere Erklärungen und Handlungen hinzuweisen, die eine besonders schädliche Auswirkung auf unsere Arbeit zum Schutz der ungeborenen Kinder und der Familie in den vergangenen Jahren hatten. Repräsentative Beispiele umfassen:
– Aussagen und Handlungen, die der Lehre der Kirche über das in sich Böse empfängnisverhütender Handlungen widersprechen;2)
Pater Federico Lombardi, Pressesprecher des Heiligen Stuhls, erklärte am darauffolgenden Tag die Bedeutung der Papstworte so: „Das Verhütungsmittel oder das Kondom können in besonderen, schwerwiegenden Notsituationen auch Gegenstand einer ernsten Gewissensunterscheidung sein. Das sagt der Papst. (P. Lombardi kommentiert die vom Papst mit den Journalisten behandelten Themen, Radio Vatikan, 19. Februar 2016).

– Aussagen und Handlungen, die der Lehre der Kirche über die Natur der Ehe und die in sich schlechten sexuellen Handlungen außerhalb des Ehebundes widersprechen;3)
– die Anerkennung der Ziele für nachhaltige Entwicklung der Vereinten Nationen, die mit Nachdruck von den Mitgliedsstaaten die Verwirklichung eines weltweiten Zugangs zu Abtreibung, zu Verhütung und zu Sexualerziehung bis 2030 fordern;4)
– der bezüglich der Sexualerziehung angewandte Ansatz, besonders im Kapitel 7 von Amoris laetitia und im Programm The Meeting Point, der vom Päpstlichen Familienrat ausgearbeitet wurde.5)
Als Anführer von Lebensrechts- und Familienbewegungen oder von Laienbewegungen zur Verteidigung und Verbreitung der katholischen Moral- und Soziallehre sind wir Zeugen aus erster Hand für den Schaden und die Verwirrung, die von solchen Lehren und Handlungen verursacht werden. Um unserer Verantwortung gegenüber jenen nachzukommen, die zu schützen wir versprochen haben, besonders die ungeborenen Kinder und jene, die durch das Zerbrechen der Familie besonders verwundbar sind, müssen wir unsere Position zu diesen Themen klar darlegen. Wir müssen zudem jenen eine Führung bieten, die sich in unserer Bewegung auf uns beziehen, um Richtlinien und Rat zu bekommen.
Aus diesem Grund wollen wir unsere unveränderte Anhänglichkeit zu den grundlegenden Moralpositionen bekräftigen, die wie folgt dargelegt werden:
– es gibt gewisse in sich böse Handlungen und es ist immer verboten, sie zu begehen;6)
– die direkte Tötung eines unschuldigen Menschen ist immer schwer unmoralisch. Darauf folgt, daß Abtreibung, Euthanasie und die Tötung auf Verlangen in sich schlechte Handlungen sind;7)
– die Ehe ist ein exklusiver und unauflöslicher Bund zwischen einem Mann und einer Frau und alle außerehelichen sexuellen Handlungen und alle Formen von widernatürlichen Verbindungen sind in sich schlecht und für die Individuen und die Gesellschaft schwer schädlich;8)
– der Ehebruch ist eine schwere Sünde und jene, die im Ehebruch leben, können nicht zu den Sakramenten der Beichte und der heiligen Kommunion zugelassen werden, solange sie nicht bereuen und ihr Leben nicht verändern;9)
– die Eltern sind die vorrangigen Erzieher ihrer Kinder und die Sexualerziehung muß von den Eltern durchgeführt werden oder in bestimmten Umständen „in den Erziehungszentren, die von ihnen ausgewählt und kontrolliert werden“;10)
– die Trennung des Fortpflanzungszwecks und der eindeutigen sexuellen Handlung durch Verhütungsmethoden ist intrinsisch negativ und hat verheerende Folgen für die Familie, die Gesellschaft und die Kirche;11)
– die künstlichen Verhütungsmethoden sind schwer unmoralisch, da sie die Fortpflanzung von der sexuellen Handlung trennen und im Großteil der Fälle direkt zur Zerstörung des Menschenlebens in seinen frühesten Phasen führen;12)
– es gibt nur zwei Geschlechter, das männliche und das weibliche, von denen jedes komplementäre Eigenschaften besitzt und die ihm eigenen Unterschiede;13)
– die homosexuellen Handlungen sind in sich schlecht und keine Form der Verbindung zwischen Personen desselben Geschlechts kann auf irgendeine Weise anerkannt werden.14)
Als katholische Anführer der Pro Life- und Pro Family-Bewegung müssen wir Unserem Herrn Jesus Christus treu bleiben, der das Depositum fidei (Glaubensgut) Seiner Kirche anvertraut hat. „Da der Mensch in gänzlicher Abhängigkeit von Gott, seinem Schöpfer und Herrn steht, und der erschaffene Verstand der unerschaffenen Wahrheit vollständig unterworfen ist, so sind wir verpflichtet, wenn Gott sich offenbart, Ihm durch den Glauben vollen Gehorsam des Verstandes und Willens zu leisten.“15)

Wir halten an all dem fest, „was das geschriebene oder überlieferte Wort Gottes enthält und die Kirche als von Gott geoffenbart zu glauben vorstellt, – sei es in feierlichem Lehrentscheid, sei es in Ausübung ihres gewöhnlichen allgemeinen Lehramtes.16)
Wir erklären unseren völligen Gehorsam gegenüber der Hierarchie der katholischen Kirche in ihrer legitimen Ausübung ihrer Autorität. Dennoch wird uns nichts je überzeugen oder zwingen können, irgendeinen Artikel des katholischen Glaubens oder der katholischen Moral aufzugeben oder ihm zu widersprechen. Wenn es einen Konflikt zwischen den Worten und den Handlungen irgendeines Mitgliedes der Hierarchie, einschließlich des Papstes, und der Lehre gibt, die von der Kirche immer gelehrt wurde, werden wir der ewiggültigen Lehre der Kirche treu bleiben. Würden wir den katholischen Glauben aufgeben, würden wir uns von Jesus Christus trennen, mit dem wir für die ganze Ewigkeit vereint sein wollen.
Wir Unterzeichner versprechen, weiterhin die oben angeführten, moralischen Grundsätze zu lehren und zu vertreten und jede andere, authentische Lehre der katholischen Kirche, und daß wir uns niemals, aus keinem Grund, von ihnen entfernen werden.
 
Aus Corrispondenza Romana (HIER)

martedì 12 dicembre 2017

Fedeli al Magistero perenne, non ai pastori che lo cambiano!

Un folto gruppo di associazioni pro life, provenienti da tutto il mondo, ha firmato un documento nel quale dichiara la propria fedeltà al magistero autentico ed immutabile della Chiesa, ad oggi messo in discussione dai vertici della Chiesa stessa.

Non possiamo che appoggiare l'iniziativa e associarci ad un'azione senza precedenti, che è destinata a lasciare un segno. Appare chiaro che se il cattolicesimo ha professato un insegnamento per millenni, non si possa accettare di "cambiare idea". Ne va delle nostre anime. Probabilmente dal Vaticano ignoreranno anche questo documento, nonostante le associazioni coinvolte raccolgano, fra membri e simpatizzanti, centinaia di migliaia di persone. 
Sito: fidelitypledge.com

Fedeli alla vera dottrina, non ai pastori che sbagliano.
Promessa di fedeltà all’insegnamento autentico della Chiesa dei leader dei movimenti pro-vita e pro-famiglia. Il numero di bambini innocenti uccisi dall’aborto nel corso del secolo scorso è maggiore di quello di tutti gli esseri umani che sono morti in tutte le guerre della storia umana.
Gli ultimi cinquant’anni hanno testimoniato una continua escalation di attacchi alla struttura della famiglia come è stata progettata e voluta da Dio, capace di creare il miglior ambiente per una sana e vigorosa crescita dell’uomo e soprattutto per l’educazione e la formazione dei bambini. Il divorzio, la contraccezione, l’accettazione di atti e di unioni omosessuali e la diffusione dell’“ideologia di genere” hanno causato danni incommensurabili alla famiglia e ai suoi membri più vulnerabili.

Negli ultimi cinquant’anni il movimento pro-vita e pro-famiglia è cresciuto in dimensione e portata per far fronte a questi gravi mali, che minacciano sia il bene temporale che quello eterno dell’umanità. Il nostro movimento comprende uomini e donne di buona volontà provenienti da una grande varietà di ambiti religiosi. Siamo tutti insieme uniti nella difesa della famiglia e dei nostri fratelli e sorelle più vulnerabili, attraverso l’obbedienza alla legge naturale, impressa in tutti i nostri cuori (cfr Rm 2,15). D’altronde, in questa ultima metà di secolo il movimento pro-vita e pro-famiglia si è affidato in modo particolare all’insegnamento immutabile della Chiesa cattolica, che afferma la legge morale con la massima chiarezza. È quindi con grande dolore che negli ultimi anni abbiamo dovuto constatare che la chiarezza dottrinale e morale, su questioni legate alla tutela della vita umana e della famiglia, è stata sempre più sostituita da dottrine ambigue e persino direttamente contrarie all’insegnamento di Cristo e ai precetti della legge naturale.

Una Supplica filiale consegnata a Papa Francesco nel settembre 2015, è stata firmata da circa 900.000 persone provenienti da tutto il mondo; nel 2016, è stata presentata una Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio. Il 19 settembre 2016 quattro cardinali hanno sottoposto cinque 'dubia' a Papa Francesco e alla Congregazione per la Dottrina della Fede chiedendo chiarimenti su alcuni punti dottrinali contenuti nell’Esortazione Apostolica post-sinodale 'Amoris laetitia'. Nel giugno 2017, i cardinali hanno reso pubblica la loro richiesta di essere convocati in udienza, presentata al Papa dal Cardinale Carlo Caffarra il 25 aprile 2017, ma, come i dubia, non hanno ricevuto alcuna risposta. Il 23 settembre 2017 una Correctio filialis de haeresibus propagatis è stata elaborata da 62 teologi e accademici cattolici “in merito alla propagazione di eresie causata dall’esortazione apostolica 'Amoris laetitia' e da altre parole, atti e omissioni” di Papa Francesco. Il 4 novembre 2017, 250 teologi, sacerdoti, professori e studiosi di tutte le nazionalità hanno sottoscritto il loro sostegno alla Correctio. Le turbolenze in seno alla Chiesa sono in aumento, come testimonia una lettera inviata di recente a papa Francesco da un prominente teologo, che afferma: “C’è caos nella chiesa e Vostra Santità ne è una causa”.

Come leader cattolici pro-vita e pro-famiglia, siamo tenuti a sottolineare numerose ulteriori dichiarazioni e azioni che hanno avuto un impatto particolarmente dannoso sul nostro lavoro per la protezione dei bambini non nati e della famiglia negli ultimi anni.
 
Esempi rappresentativi includono:

– dichiarazioni e azioni che contraddicono l’insegnamento della Chiesa sul male intrinseco degli atti contraccettivi

– dichiarazioni e azioni che contraddicono l’insegnamento della Chiesa sulla natura del matrimonio e sul male intrinseco degli atti sessuali al di fuori dell’unione matrimoniale

l’approvazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che richiedono fortemente agli Stati membri la realizzazione di un accesso universale all’aborto, alla contraccezione e all’educazione sessuale entro il 2030.

l’approccio adottato riguardo l’educazione sessuale, in particolare nel capitolo 7 di Amoris Laetitia e nel programma The Meeting Point elaborato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Come leaders di movimenti pro-vita e pro-famiglia, o dirigenti di movimenti laici che riguardano la difesa e la diffusione dell’insegnamento morale e sociale cattolico, siamo testimoni di prima mano del danno e della confusione causati da tali insegnamenti e azioni. Al fine di rispettare le nostre responsabilità verso coloro che abbiamo promesso di proteggere, in particolare i bambini non nati e quelli particolarmente vulnerabili a causa dello sfascio della famiglia, dobbiamo chiarire la nostra posizione su questi temi. Dobbiamo anche fornire una leadership a coloro che, all’interno del nostro movimento, fanno riferimento a noi per avere guida e consigli.
 
Per questo motivo desideriamo ribadire la nostra immutabile adesione alle posizioni morali fondamentali di seguito descritte:

esistono certi atti intrinsecamente malvagi e che è sempre proibito commettere.

– l’uccisione diretta di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale. Di conseguenza, l’aborto, l’eutanasia e il suicidio assistito sono atti intrinsecamente malvagi.

il matrimonio è l’unione esclusiva e indissolubile di un uomo e di una donna e tutti gli atti sessuali al di fuori del matrimonio e tutte le forme di unione contro-natura sono intrinsecamente negativi e gravemente nocivi per gli individui e la società.

l’adulterio è un grave peccato e coloro che vivono in adulterio non possono essere ammessi ai sacramenti della Penitenza e della Santa Comunione, fino a quando non si pentono e non modificano la loro vita.

i genitori sono gli educatori primari dei loro figli e l’educazione sessuale deve essere svolta dai genitori o, in determinate circostanze, “nei centri educativi scelti e controllati da loro”.

la separazione del fine procreativo e univoco dall’atto sessuale attraverso metodi contraccettivi è intrinsecamente negativa e ha conseguenze devastanti per la famiglia, per la società e per la Chiesa.

i metodi di riproduzione artificiale sono gravemente immorali in quanto separano la procreazione dall’atto sessuale e, nella maggior parte dei casi, portano direttamente alla distruzione della vita umana nelle sue prime fasi.

ci sono solo due sessi, maschio e femmina, ognuno dei quali possiede le caratteristiche complementari e le differenze che sono loro proprie.

gli atti omosessuali sono intrinsecamente cattivi e nessuna forma di unione tra persone dello stesso sesso può essere approvata in alcun modo.
 
Come leaders cattolici pro-vita e pro-famiglia dobbiamo restare fedeli a Nostro Signore Gesù Cristo, che ha affidato il deposito della fede alla Sua Chiesa. Noi “siamo obbligati, per fede, a rendere a Dio rivelatore piena sottomissione dell’intelletto e della volontà”.

– Aderiamo pienamente a tutte quelle cose “che sono contenute nella parola di Dio e si trovano nella Scrittura e nella Tradizione e che sono proposte dalla Chiesa come principi a cui credere perché divinamente rivelati, sia in base a suo solenne giudizio, sia per suo magistero ordinario e universale”.

Dichiariamo la nostra completa obbedienza alla gerarchia della Chiesa cattolica nel legittimo esercizio della sua autorità. Tuttavia, nulla potrà mai convincerci od obbligarci ad abbandonare o contraddire qualsiasi articolo della fede e della morale cattolica.

Se esiste conflitto tra le parole e gli atti di qualsiasi membro della gerarchia, compreso il Papa, e la dottrina che la Chiesa ha sempre insegnato, rimarremo fedeli all’insegnamento perenne della Chiesa.
 
Se dovessimo abbandonare la fede cattolica, ci separeremmo da Gesù Cristo, a cui vogliamo essere uniti per tutta l’eternità. Noi, sottoscritti, promettiamo di continuare ad insegnare e propagare i principi morali sopra elencati e ogni altro insegnamento autentico della Chiesa cattolica e che mai, per nessuna ragione, ci allontaneremo da essi.
 
12 dicembre 2017
Festa della Madonna di Guadalupe
 
Articolo tratto da QUI

lunedì 11 dicembre 2017

Scioccheresie di p. Sosa e Company

Le sciocchezze dette recentemente da padre Sosa non sono più risibili di quelle dette da lui stesso (QUI) qualche tempo addietro (QUI l'intervista a Padre A. Sosa) e nemmeno sono più scandalose di quelle.  Che il preposito generale dei gesuiti abbia tante idee (certamente) sbagliate in materia di fede assieme a qualche idea (probabilmente) sbagliata in materia di politica, non fa più scandalo perché ormai la dottrina della fede viene negata o rinnegata da (quasi) tutte le istanze che nella Chiesa dovrebbero averla a cuore: anzitutto i vescovi, con a capo il Papa, poi  i teologi e le istituzioni teologiche di livello accademico, e infine gli strumenti della comunicazione sociale che furono creati da persone sollecite del bene comune ecclesiale e pertanto desiderose che l’informazione cattolica raggiungesse le masse  portando dappertutto la verità del dogma e della morale, con le loro necessarie applicazioni ai problemi del mondo di oggi.
Insomma, quello che padre Sosa ha detto ultimamente sull’esistenza del demonio e su altri argomenti attinenti alla fede è scandaloso ma per nulla sorprendente, dati i tempi che corrono nella Chiesa: da quando è stato eletto come preposito generale dei gesuiti, Sosa è andato ripetendo i soliti discorsi che io sento fare da decenni e ai quali mi sono inutilmente opposto, non solo con interventi giornalistici (molti sulla Nuova Bussola Quotidiana) ma anche con analisi teologiche approfondite (è uscita da poco la terza edizione aggiornata del mio trattato su 'Vera e falsa teologia', edito dalla Leonardo da Vinci). Inutilmente, dicevo, perché troppo potenti sono i mezzi di cui dispongono i cosiddetti «operatori della pastorale» oggi impegnati in una dissennata campagna di demolizione dell’identità religiosa del cattolicesimo. L’obiettivo prioritario di questa campagna  mediatica mondiale è l’abolizione del dogma, ossia della «regula fidei», che serve a fornire a ogni fedele il chiaro criterio di discernimento per sapere qual è la fede della Chiesa, che cosa ognuno deve credere e a chi deve dare ascolto.
Questi «cattivi maestri» e «falsi profeti», come  inutilmente li ho chiamati (non certo per insultarli ma solo per mettere in guardia i fedeli) hanno in odio la dottrina cattolica, che comprende le verità da credere «in rebus fidei et morum». Padre Sosa lo dice espressamente nell’intervista al El Mundo: «Dottrina è una parola che non mi piace molto, porta con sé l’immagine della durezza della pietra. Invece la realtà umana è molto più sfumata, non è mai bianca o nera, è in uno sviluppo continuo».
La frase è illogica in ogni sua parte (il fatto che la realtà sia in sviluppo continuo non toglie che la si possa comprendere solo attraverso concetti e leggi fisiche, psicologiche, morali e religiose), ma la campagna di demolizione della fede non ha bisogno di ragionamenti logici, si accontenta, come ogni campagna pubblicitaria, di slogan che suscitano nelle masse una qualche emozione e spesso, purtroppo, anche un certo consenso alla “linea”. E questa linea – sentimentale nelle argomentazioni ma estremamente lucida nel perseguire lo scopo finale – si ritrova tale e quale nei discorsi di tutti i testimonial della campagna contro la dottrina, i quali parlano a volte con un linguaggio semplicistico e apparentemente ingenuo (Arturo Sosa, Enzo Bianchi e altri), altre volte con un linguaggio più colto (Gianfranco Ravasi, Walter Kasper, Andrea Grillo, Bruno Forte e altri) oppure con un linguaggio decisamente specialistico e sofisticato (Karl Rahner e Hans Küng, con la pletora di discepoli e divulgatori del loro pensiero).
Poco importano comunque le differenze di forma, perché nella sostanza si tratta sempre di discorsi che non sono funzionali alla prassi dei buoni pastori (che sono sempre in missione «de propaganda fide») bensì alla prassi dei poteri politico-ecclesiastici (che hanno interesse alla diffusione dell’eresia), dai quali i falsi profeti e cattivi maestri ricevono non censure o richiami ma protezione, coperture e addirittura “scatti di carriera”. Il caso di padre Sosa è emblematico. I cattolici ingenui si domandano: ma perché il Papa, che ben lo conosceva, lo ha voluto a capo dell’ordine dei gesuiti? E perché, dopo tante esternazioni dal contenuto ereticale non lo ha pubblicamente ripreso?
A questa domanda dei cattolici ingenui rispondo (pregando Iddio che mi capiscano bene): papa Bergoglio non censura padre Sosa perché costui dice esplicitamente quello che lui stesso dice implicitamente, e che comunque fa pensare che sia il suo pensiero (il ricorso che Sosa fa alla metafora della “pietra” è chiaramente mutuato dai documenti magisteriali di papa Francesco). Lo stesso è successo con il cardinale Kasper, che il Papa elogia pubblicamente come grande e pio teologo, incurante del fatto che nei suoi libri ci sia più di un’eresia (sulla divinità di Cristo, sull’Eucaristia, sulla nozione stessa di fede cristiana). 
Parlo di eresia e faccio anche nomi e cognomi, sine ira et studio, avendo considerato le cose alla presenza di Dio, misurando le parole, avendo a cuore l’unità della Chiesa  e prendendo anche sul serio quella «diaconia della verità» e quella «parresia» che san Giovanni Paolo II nella Fides et ratio raccomandava a tutti i Pastori e a tutti i teologi. La verità della fede va professata in ogni occasione, anche e soprattutto quando chi dovrebbe fare opera di catechesi ed evangelizzazione diffonde invece le opinioni di una qualche setta che allontana dall’adesione all’unica fede, quella della Chiesa (“eresia” è un termine dell’antichità cristiana che significa appunto “separazione”).
Dato l’ambiente che si è venuto creando all’interno della Chiesa cattolica, ci sarà chi giudicherà le mie parole “esagerate” e “divisive”. E ci sarà anche chi tirerà fuori la solita sfilza di domande retoriche: “Chi sei tu per giudicare un tuo fratello? Chi ti dà l’autorità per etichettare un’opinione come eresia?”. Ho risposto mille volte a domande come queste, fin dai tempi nei quali intervenivo a contrastare (invano) le eresie misticheggianti che Enzo Bianchi pubblicava dappertutto, anche su testate come Famiglia Cristiana, Iesus e Avvenire. Ora, chi volesse una risposta esauriente e rigorosamente teologica a quelle domande può leggere i discorsi precisi e articolati che faccio nel libro 'Teologia e Magistero oggi' (Leonardo da Vinci, Roma 2017).
Qui basterà ricordare (a chi dovrebbe saperlo) o insegnare (a chi senza sua colpa non è mai stato istruito in materia) che “eresia”, nella Chiesa cattolica, è qualunque pubblica affermazione che risulti in diretta e insanabile contraddizione con il dogma, ossia con i contenuti certi e irreformabili della fede cattolica. Indipendentemente dal fatto che l’autorità ecclesiastica intervenga a censurare con un atto formale una proposizione eretica, qualsiasi fedele capace di discernimento teologico può dire e dimostrare che un certo discorso è (almeno materialmente) eretico. 
Nel caso di padre Sosa è difficile pensare che egli non si renda conto di quel che dice, ma si può anche pensare che non abbia quella preparazione teologica elementare che consente a chiunque di accorgersi che ciò che va dicendo contraddice direttamene la dottrina cattolica. Infatti, chiunque abbia una preparazione teologica elementare sa che la Chiesa insegna da sempre (e anche oggi, come si può verificare aprendo il Catechismo della Chiesa Cattolica) che il demonio c’è e agisce, e che tutti noi dobbiamo «stare in guardia» per evitare che ci induca in peccato (cfr Lettera di San Pietro), Inoltre la Chiesa ha istituito anche la funzione dell’esorcistato per allontanare il demonio dalle persone che egli ha posseduto e dai luoghi che egli ha infestato.
Per di più la Chiesa ci consegna la Sacra Scrittura assicurandoci che è davvero Parola di Dio, dotata di assoluta inerranza. Tutta la Bibbia, a cominciare dal Libro della Genesi, parla dell’esistenza degli angeli ribelli, della loro cacciata dal Cielo e della loro azione volta a impedire l’amicizia dell’uomo con Dio. Poi, il Nuovo Testamento completa la rivelazione di questo mistero con i fatti della vita di Cristo e con le sue le parole, presentando la redenzione operata  de Cristo come liberazione degli uomini dal «potere di Satana». Certo, si può conoscere bene il dogma cattolico e la dottrina presente nella Scrittura e non crederci. Ecco allora dove sta il punto. Chi si dedica a demolire con l’eresia la fede del popolo di Dio è uno che non l’ha mai avuta egli stesso o la sta rinnegando per interessi mondani.
Prima ho detto che forse padre Sosa non ha quella preparazione teologica elementare che consente a chiunque di accorgersi che ciò che va dicendo contraddice direttamene la dottrina cattolica. Ma si capisce che è un’ipotesi che ho tirato fuori per dovere di misericordia, cercando qualche attenuante generica. In realtà, sapendo degli studi che si fanno nella Compagni di Gesù l’ipotesi più realistica è che abbia ricevuto una preparazione teologica elementare, media e superiore irrimediabilmente inquinata dall’eresia modernista.
 
Si tratta dell’eresia che rende gli uomini di Chiesa (religiosi, teologi e vescovi) del tutto indifferenti al dogma, o anche insofferenti nei suoi confronti.
 
Per questo diceva san Pio X che il modernismo è il «coacervo di tutte le eresie», perché tolto di mezzo il dogma, ogni opinione è ugualmente possibile, purché ottenga il consenso di chi ne vede l’utilità pratica. Il fatto è che già da un secolo la Compagnia di Gesù alleva al proprio interno e promuove anche alle massime cariche ecclesiastiche uomini di Chiesa che demoliscono sistematicamente la fede della Chiesa. Ha cominciato il francese Pierre Teilhard de Chardin, che negli anni Cinquanta del Novecento proponeva un «meta-cristianesimo» incentrato sulla nozione di Cristo come “Punto Omega” dell’evoluzione cosmica. Poi è venuto il tedesco Karl Rahner, ispiratore e maestro di tutti i teologi di orientamento modernistico, cui giova molto la sua visione trascendentalistica (ossia, soggettivistica) della coscienza morale e  quindi della fede, visione che porta direttamente alla teoria dei «cristiani anonimi».
Papa Bergoglio non fa direttamente sue le posizioni ereticali dei suoi mastri gesuiti, ma nemmeno le critica, anzi talvolta le cita favorevolmente: vedi l’enciclica Laudato sì, con un accenno positivo al pancosmismo di Teilhard de Chardin, subito rilevato dal gesuita padre Antonio Spadaro nelle pagine della Civiltà Cattolica per dimostrare che le censure ecclesiastiche contro il paleontologo-teologo si potevano considerare «superate».
Per capire dove vanno a parare le argomentazioni pseudo-teologiche dei modernisti va rilevato che essi dipendono tutti dalle dottrine luterane sulla rivelazione e la fede. I maggiori teologi cattolici della seconda metà del Novecento, sull’onda dell’ecumenismo,  hanno “creduto” ai luterani  e ne hanno accettato il pregiudizio anti-metafisico e anti-dogmatico.  Così, il Magistero della Chiesa non è più la norma prossima della fede, anzi va censurato come sopruso del potere papale e dittatura ideologica sulle coscienze (al posto del Magistero, che per statuto ecclesiologico deve essere fedele alla Tradizione e al dogma, i modernisti aspirano a essere loro nella «stanza dei bottoni», per poter instaurare quella «dittatura del  relativismo» che tanto paventava papa Benedetto XVI).
 
Tolto il Magistero, restano la «sola Scriptura» e  il «libero esame»: ma così, logicamente, la Bibbia non è più adoperata come riferimento obbligato della rivelazione divina garantita dalla Chiesa ma come strumento retorico per sostenere le proprie tesi, quali che siano. Il teologo e filosofo luterano Karl Jaspers diceva infatti: «Nella Bibbia non c’è una dottrina: il cristiano vi trova tutto e il contrario di tutto». E un altro teologo luterano, Rudolf Bultmann, diceva che l’uomo moderno non può capire né tanto meno accettare la dottrina del Nuovo Testamento e che quindi bisogna “de-mitologizzarlo”, togliendo dalle sue pagine tutto ciò che non piace alla mentalità scientifica moderna: la creazione, i miracoli, la divinità di Cristo, la sua resurrezione eccetera.
E infatti anche il cardinale Walter Kasper è convinto che i miracoli di Cristo e la sua resurrezione siano un’invenzione della primitiva comunità cristiana per giustificare la propria immagine di Cristo come Figlio di Dio. Non sorprende che anche padre Sosa tiri fuori la storiella che il demonio sia un’invenzione dei cristiani superstiziosi. La realtà vera sarebbe che il demonio è un simbolo del Male: l’astratto per il concreto, secondo il paradigma idealistico che regge tutta la teologia protestante (dipendente da Hegel e da Schelling) e tutta la teologia modernistica.
 
 
Articolo di Mons. Antonio Livi tratto da QUI