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venerdì 23 marzo 2018

Il tempo può essere superiore allo spazio? Affermazione insostenibile!


Papa Francesco nell'enciclica "Lumen fidei", al punto 57 asserisce:

'il tempo è superiore allo spazio'.

E' uno dei suoi quattro criteri-guida fin dalla gioventù e che ora ispirano il suo modo di governare la Chiesa e che formano le linee guida del suo magistero liquido, mai definitorio, volutamente aperto alle più contrastanti interpretazioni.

Tra i quattro postulati, questo sembrerebbe il più caro a papa Francesco. Lo troviamo enunciato la prima volta nell’enciclica "Lumen fidei" (n. 57). Lo ritroviamo, insieme con gli altri tre principi, in "Evangelii gaudium" (nn. 222-225), successivamente viene ripreso nell’enciclica "Laudato si’" (n. 17) e nell’esortazione apostolica "Amoris laetitia" (nn. 3 e 261).

Al nr 3 di "Amoris Laetitia" usa questo criterio per spiegare che esistono 'diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano'.
Il concetto della superiorità del tempo sullo spazio non ha radici teologiche (sarebbe da dimostrare), nonostante egli stesso in una intervista abbia cercato di farlo, in modo poco convincente, dando come chiave di lettura prettamente teologica la presenza e la manifestazione di Dio nella storia. Questa spiegazione, estremamente debole, sembra invece adattarsi meglio alle prospettive filosofica e teologica di Karl Rahner, dove 'l'essere umano è in continuo adattamento al divenire storico, mentre Dio si diluisce nelle pieghe della storia'(Lorenzo Bertocchi- Il Timone nr 164);

infatti da ciò scaturisce l'idea della interpretabilità della dottrina cattolica da adattare a ciascuno nella propria condizione, discernendo ogni situazione, come appunto si adatta l'essere umano alla legge della storia in continuo divenire, lo si evince anche da questo passo di 'Amoris Laetitia': "Inoltre, in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali" (n. 3).  
La superiorità del tempo sullo spazio, sostiene Bergoglio ha una derivazione teologica (che da per scontato) e si ispira alla Dottrina sociale della Chiesa, ma purtroppo non ne ha spiegato il nesso, dunque al momento tale affermazione è da ritenersi insostenibile dal punto di visto teologico perché è da dimostrare.

Se dal punto di vista teologico questa affermazione non trova una giusta collocazione, trovare la radice ermeneutica nella scienza, nella fisica moderna e nella filosofia diventa altrettanto difficile e quasi impossibile, soprattutto dopo la scoperta della meccanica quantistica di Max Plank o la teoria della relatività di A. Einstein.
Spazio e tempo rappresentano nell'esperienza umana una unità, spazio ed il tempo come un unico intreccio, dove uno implica l'altro senza possibilità di separazione né di un rapporto di “superiorità” dell'uno rispetto all'altro e viceversa. 
Spazio e tempo rappresentano un intreccio unico, nell’esperienza umana, nel quale ciascuno dei due poli implica l’altro.

Dal punto di vista della fisica moderna, A. Zichichi, ne "L’irresistibile fascino del tempo", Milano 2000, afferma che spazio e tempo costituiscono un’unica “miscela complessa”: “È questa miscela che ci dà il sapore della realtà, senza che sia mai possibile separare le due componenti” (p. 49).

Uno dei risultati più cospicui della grande opera di P. Ricoeur, "Tempo e racconto" (specialmente il vol. III: "Il tempo raccontato", Milano 1999), è esattamente la ricongiunzione fra tempo cosmico o spaziale e tempo vissuto o fenomenologico.

La mediazione avviene, secondo il filosofo francese, nel tempo storico e nel “tempo cronico”, dove la dimensione fisica del movimento (stellare, solare, ecc.) come base del calendario e riferimento dei riti, rappresenta il supporto imprescindibile per l’elaborazione del senso storico degli avvenimenti e del vissuto temporale. Ricoeur ci dice che nell’esperienza umana non è possibile il tempo senza lo spazio né lo spazio senza il tempo, individuando un punto di innesto fra due grandi correnti di pensiero che trovano l’ispirazione nell’impostazione aristotelica (fisica) e in quella agostiniana (interiore).

ATTENZIONE:

Questo è un articolo trovato nelle bozze del mio blog, purtroppo senza alcuna firma nè alcun riferimento; ho voluto pubblicarlo lo stesso, perché molto interessante e chiedo venia........se l'autore lo riconoscesse è gentilmente pregato di farmelo sapere perché possa inserire subito il suo nome con tutti i riferimenti.

Non intendo assolutamente appropriarmene!!!!!

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